Brescia: in attesa dell'omnibus. ARMANI, Ernesto Giuliano.
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Brescia: in attesa dell'omnibus.
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CODICE PRODOTTO: 118577
- Autore:
ARMANI, Ernesto Giuliano. - Titolo:
Brescia: in attesa dell'omnibus. - Casa Editrice:
- Anno:
1970 ca. - Stato di Conservazione:
Più che buono. - Descrizione fisica:
Litografia di 42x35 cm. - Note:
Litografia proveniente dalla prima edizione della cartella realizzata dall'artista con la tipografia Manfrini di Calliano dal titolo "Ernesto G. Armani: Cavalli - carrozze - vetturini di Ernesto G. Armani." Ogni opera riporta il titolo in basso a destra e la firma in lastra nell'acquarello, ma questa ha in aggiunta la firma a mattia dell'autore. Ernesto G. Armani (1898-1986) è uno dei tanti artisti formatisi presso la Scuola Reale Elisabettiana di Rovereto, istituzione che ospitò le prime ricerche di personalità del calibro di Depero e Melotti. Bellissimi i diafani paesaggi ad acquarello, imbevuti della luce tremolante dell'alba e di quella più accecante del meriggio, ritraenti scorci da cartolina come Castel Sant'Angelo a Roma o il ponte sul Tamigi a Londra; acquerelli che fecero apprezzare l'artista specialmente all'estero, tanto che tra 1928 e 1929 furono esposti in più occasioni tra Germania e Olanda, mentre negli anni Trenta e poi nei Cinquanta sbarcarono, assieme alla produzione ad olio, anche in America del Sud. Firmato in basso a sinistra, si vende in cornice."<br>Il paesaggio atmosferico è il timbro dell'artista che si ripete in un'accezione sempre diversa, utilizzando ora gli effetti di rifrazione provocati dalla pioggia, come in "I piccioni di piazza Duomo a Milano" (1945) o in "Londra. Abbazia di Westminster" (1952), ora le sfumature penetranti della nebbia -è questo il caso di opere come "Parigi. La cattedrale nella nebbia" (1952) o "Vienna. Le carrozzelle" (1953) -, ora la luce abbagliante e tersa del sole, come in "Aratura in Toscana" (1940) o "Luci nel bosco" (1943)."<br>Una sottile armonia vibrante caratterizza tutte le sue opere, armonia capace perfino di presentare senza ombra di contrasto una veduta del Duomo di Milano in cui una carrozza a cavalli convive pacificamente con una colonna d'automobili rallentata dal traffico. Il tema della carrozza a cavalli ritorna del resto in molti lavori, quasi a voler fissare un mondo, un ritmo che l'artista nel secondo dopoguerra vede inesorabilmente scomparire, travolto dall'incalzare della frenesia. In questa direzione spingono anche i dipinti dedicati al lavoro nei campi, che in opere come "Controluce alla foce" (1936) sono capaci di offrire sogni bucolici di reminescenza ancora ottocentesca.